Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                              Pagina iniziale > Religioni > Astrologia

ASTROLOGIA

 

 

Esiste ancora in italiano, sebbene sia poco usata, l’espressione «toccare il cielo con un dito», intendendo «essere al culmine della felicità». Con le nostre attuali conoscenze sull’universo ci sembra però strano che si possa pensare di «toccare il cielo», non importa se con un dito o con un razzo spaziale; che cosa c’è da toccare? Il cielo, lo sappiamo, in prossimità della Terra è fatto di aria, un miscuglio di gas che non si presta a essere accarezzato; e se ci allontaniamo di qualche decina di chilometri dal nostro globo arriviamo nello spazio che è praticamente vuoto, e comunque non contiene nulla di tangibile.

L’espressione «toccare il cielo con un dito» risale però a molti secoli fa e va pertanto ricollegata alla visione del mondo dei nostri antenati. Non dobbiamo dimenticare che le nostre conoscenze sull’universo sono recentissime: soltanto negli ultimi decenni ci si è resi conto dell’enormità dello spazio osservabile, contenente forse cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali formata da decine o centinaia di miliardi di stelle. Appena un secolo fa si riteneva che l’universo coincidesse con la nostra galassia, la Via Lattea, il cui nome è diventato comune per tutti questi raggruppamenti di stelle («galassia» viene dal greco gála, gálaktos, «latte», perché si riteneva originata dal latte della dea Era-Giunone); due secoli fa la conoscenza non andava oltre il sistema solare; e sono trascorsi circa quattro secoli da quando, grazie al telescopio, si capì che il cielo ha una profondità, e da quando con Copernico, Galileo e Keplero si affermò la teoria eliocentrica, mentre prima di allora si riteneva che la Terra fosse al centro dell’universo.

 

Sistema solare — Oggi noi sappiamo che il nostro globo ruota attorno al Sole, assieme ad altri sette pianeti, a cui vanno aggiunti Plutone, recentemente declassato a «pianeta nano», e vari altri corpi celesti come gli asteroidi e le comete. Il sistema solare si trova su un ramo periferico della Via Lattea, chiamato braccio di Orione e distante 25 mila anni luce dal centro della galassia. La Via Lattea ha un’estensione di 100 mila anni luce e fa parte, con una trentina di altre galassie, dell’ammasso chiamato Gruppo Locale, esteso su 4 milioni di anni luce; e questo a sua volta forma, con altri ammassi fra cui quelli della Vergine e dell’Orsa Maggiore, il superammasso della Vergine, con un’estensione di 150 milioni di anni luce; poi vi è una parte di spazio relativamente vuoto, quindi ricominciano altri ammassi e superammassi di galassie, e così via per tutto l’universo osservabile.

 

Centro dell’universo — Durante tutta l’antichità, invece, si riteneva non soltanto che la Terra fosse al centro dell’universo, ma che questo universo fosse molto piccolo e la Terra ne costituisse una parte rilevante. Per lungo tempo si ritenne che la Terra fosse piatta; furono i babilonesi, nel II millennio a.C., i primi a capire la sfericità del nostro pianeta. Inizialmente la si dedusse dall’osservazione delle navi in arrivo dal mare; si notò che non si vedevano le navi molto piccole e poi sempre più grandi a mano a mano che si avvicinavano, bensì che compariva prima l’albero con le vele e poi il resto dello scafo, il che dimostrava la curvatura della superficie.

La sfericità della Terra fu poi confermata dallo studio delle eclissi lunari, in cui l’ombra del nostro pianeta proiettata sulla Luna è sempre circolare, denotando un corpo di forma sferica. Queste osservazioni furono ripetute molti secoli più tardi dagli antichi greci, a partire da Pitagora (570-490 a.C.); tuttavia ancora per molto tempo il concetto di sfericità della Terra rimase limitato a pochi studiosi, e la maggioranza della gente continuò a pensare di trovarsi su un mondo piatto, di forma quadrata o rettangolare; è rimasta ancora oggi in italiano l’espressione «ai quattro angoli del mondo», per dire «dappertutto», con riferimento ai quattro punti cardinali (nord, est, sud, ovest) ma sottintendendo una Terra quadrilatera.

 

Astri vaganti — La visione del mondo nell’antichità è comunque di un pianeta immobile, posto al centro di un universo in cui uno o più cieli avvolgono la Terra come una calotta sferica, di raggio finito, il cui centro coincide con il centro della Terra. Su tale calotta, ritenuta di qualche materiale solido, seppure sottile (e quindi teoricamente toccabile), sono incastonate le «stelle fisse», mentre su questo sfondo ruotano gli astri «vaganti» (i pianeti, in greco planétes, «vagabondi»), ovvero il Sole, la Luna e i cinque pianeti più luminosi e visibili a occhio nudo: Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno.

Non è difficile capire il perché di tale concezione: senza le moderne apparecchiature astronomiche, noi vediamo il cielo dal nostro punto di osservazione e ci sembra di essere per l’appunto al centro dell’universo, con gli astri che ruotano attorno a noi. Non ci rendiamo conto della rotazione della Terra, ancora oggi diciamo che il Sole «sorge» e «tramonta» pur sapendo che è la Terra a girare su sé stessa. Ancora meno ci rendiamo conto della rivoluzione della Terra attorno al Sole, che grazie anche all’inclinazione dell’asse terrestre determina l’avvicendarsi delle stagioni, nonché la durata del giorno e della notte e la diversa altezza del Sole nel cielo. Anche il ciclo lunare, il percorso dei pianeti e la posizione delle «stelle fisse» (che non si muovono l’una rispetto all’altra, se non in tempi molto lunghi, e formano le costellazioni) sono stati per lungo tempo dei misteri, senza contare l’impossibilità di spiegare la natura stessa degli astri; soltanto in tempi relativamente recenti abbiamo capito come siano fatti la Luna e i pianeti, che il nostro Sole è una stella e che le stelle sono enormi sfere infuocate, di cui sappiamo oggi spiegare il funzionamento, la nascita e la morte. Per i nostri progenitori, tutto questo era ignoto e misterioso.

 

Incertezza — Il nostro cervello, però, non tollera l’incertezza. Questo cervello così sviluppato, che ci ha permesso di conquistare l’intero pianeta, esige una spiegazione di tutto quanto ci circonda, e fin dalla preistoria, fin da quando abbiamo sviluppato il linguaggio articolato e siamo arrivati a formulare i primi concetti astratti, ci ha indotti a porci quelle domande su cui continuiamo a interrogarci: chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? che cos’è la morte? perché dobbiamo morire? c’è qualcosa dopo la morte? come è fatto il mondo? qual è il nostro ruolo nel mondo? è possibile prevedere il futuro? La nostra capacità di formulare questi interrogativi è arrivata però molto prima della nostra capacità di trovarne le risposte. E se le risposte non erano accessibili bisognava inventarle. Da qui, nel corso dei secoli e nelle varie culture, sono nate le credenze religiose, magiche, astrologiche, soprannaturali, molte delle quali sono ancora presenti fra noi, nonostante abbiano perduto la loro ragion d’essere originaria.

 

Conoscenza del mondo — Non dobbiamo dimenticare che la conoscenza del mondo, dalla preistoria e fino all’avvento della scienza moderna, cioè fino a circa quattro secoli fa, è sempre stata limitatissima e che quasi tutto ciò che sappiamo oggi l’abbiamo imparato soltanto nel corso dell’ultimo secolo.

Proviamo allora a metterci nei panni dei nostri antenati, a pensare come loro, privi com’erano di ogni strumento, tecnico o mentale, per capire il mondo circostante. Poiché il mondo sfugge in larga misura al nostro controllo, ci viene spontaneo ritenere che siano all’opera nel mondo forze misteriose o esseri soprannaturali e che in qualche modo si possa cercare di capire le intenzioni di questi esseri o i meccanismi di tali forze. Procedendo per tentativi, si sviluppano gradatamente delle credenze utili per spiegare il funzionamento del mondo e per trarre rassicurazione sul futuro e sull’andamento delle vicende umane e degli eventi naturali.

 

Osservazione del cielo — La prima fonte di credenze è l’osservazione del cielo. I nostri antichi progenitori nomadi o seminomadi, che vivevano prima in società di cacciatori-raccoglitori, poi in società pastorali, scoprirono che l’osservazione delle costellazioni poteva guidare i loro spostamenti; quando i nomadi diventarono agricoltori, la conoscenza delle costellazioni assunse una nuova funzione, quella di aiuto al calcolo del tempo, in particolare del ciclo delle stagioni e dei fenomeni naturali a questo collegati. Per esempio, nell’antico Egitto si riteneva che le piene del Nilo venissero annunciate dalla stella Sirio, quando sorgeva subito prima del Sole.

 

Miti e leggende — Così tutti i popoli dell’antichità elaborarono delle storie per ricordare meglio le posizioni relative delle stelle nel cielo, e da qui nel corso dei secoli nacquero i miti che sono giunti fino a noi. Per citare un esempio tratto dalla tradizione ebraica, una leggenda riferisce che il diluvio universale ebbe inizio quando Dio tolse due stelle dalla costellazione delle Pleiadi, e le acque del firmamento si riversarono sulla Terra; in seguito, per far cessare il diluvio, Dio spostò due stelle dalla costellazione dell’Orsa Maggiore a quella delle Pleiadi, e da allora l’Orsa insegue le Pleiadi perché rivuole le sue due figlie.

Un’altra storia risalente al mondo greco narra di Andromeda, figlia di Cefeo, re d’Etiopia, e di sua moglie Cassiopea. Quest’ultima sosteneva di essere più bella delle Nereidi, divinità marine. Per punizione, il dio del mare Poseidone inviò un mostro marino a devastare il paese di Cefeo. Per placare il mostro, Andromeda fu legata a una roccia come vittima espiatoria. Ma l’eroe Perseo passò di lì in groppa al cavallo alato Pegaso, uccise il mostro e sposò Andromeda. I personaggi si ritrovano nelle costellazioni del cielo mediterraneo nel periodo estivo-autunnale: Andromeda, Cefeo, Cassiopea, Balena (o Cetus, il mostro marino), Perseo, Pegaso.

 

Orione — Naturalmente le storie variano da cultura a cultura, poiché nelle costellazioni si possono vedere le figure più disparate. Così per esempio nella costellazione di Orione, ben distinguibile nel cielo invernale, gli antichi greci riconobbero l’omonimo cacciatore con una pelle di leone in mano, mentre gli egizi videro il dio Osiride, gli indiani nordamericani Pawnee tre cervi, le popolazioni sudamericane Moche e Chimú niente meno che un ladro dato in pasto agli avvoltoi.

Naturalmente i primi agricoltori non sapevano spiegarsi che cosa fossero il Sole, la Luna, i pianeti e le stelle; pertanto li considerarono divinità o manifestazioni di divinità. Il Sole era ovviamente importante per l’alternarsi del giorno e della notte e per il ciclo delle stagioni; alla Luna si attribuiva il controllo della crescita della vegetazione, che si riteneva legata al ciclo mensile della Luna crescente e calante. La potenza divina di questi due astri principali venne poi estesa anche agli altri cinque «vaganti» e da qui nacque la scansione del tempo in settimane (per una spiegazione più dettagliata si veda l’articolo Settimana).

Nell’articolo Astri si parla della nascita dell’astrologia nel mondo antico, mentre in Zodiaco si esamina la situazione dell’astrologia oggi, alla luce delle conoscenze astronomiche moderne. Nell’articolo Irrazionale si parla della diffusione di credenze di tipo occulto e paranormale nel mondo moderno. Infine in Nostradamus si parla della possibilità di prevedere il futuro e si accenna ad alcune presunte predizioni del celebre veggente francese.

 

 

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