Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                                Pagina iniziale > Religioni > Guarigioni

GUARIGIONI

 

 

Molti miracoli riguardano guarigioni da malattie più o meno gravi. Prima di parlare di guarigioni, miracolose o no, bisogna però esaminare il contesto in cui vanno inseriti questi fenomeni. In particolare bisogna tenere presente che fino al XIX secolo la medicina praticamente non è esistita. Certo, ci sono tradizioni mediche antichissime, come la medicina cinese, soprattutto con l’agopuntura e la fitoterapia, o l’Ayurveda dell’India (sebbene questa sia piuttosto una rielaborazione moderna di una tradizione del passato), la medicina mesopotamica, quella egizia, greco-romana eccetera, ma l’efficacia delle terapie è sempre stata piuttosto scarsa. Erano sì disponibili vari composti a base di erbe, che potevano avere un moderato effetto, di solito palliativo, cioè di riduzione del dolore; e si praticavano interventi chirurgici estremi, come la trapanazione del cranio, talvolta efficace. Ma in generale quando uno si ammalava doveva guarire da solo.

 

Rimedi della nonna — In molte tradizioni vi erano «farmaci» domestici a base di bevande alcoliche. Qualche residuo si trova ancora nei «rimedi della nonna»; per esempio in Italia si consiglia di bere latte caldo e grappa (o brandy) contro le infreddature, mentre nei Balcani si suggeriscono distillati variamente aromatizzati a seconda della malattia da curare. In realtà l’alcol non cura niente; semplicemente uno si ubriaca, magari si addormenta, e non pensa alla malattia.

 

Guarire da soli — È importante notare che noi siamo in grado di guarire da soli da moltissime malattie; è stato calcolato che fino al 75% dei pazienti potrebbe guarire senza terapie di alcun genere. Noi oggi siamo abituati a prendere farmaci non appena si manifesta qualche sintomo. Nel passato questi farmaci non esistevano e bisognava sopportare il dolore e il malessere fino alla guarigione completa. Allora, per guarire, che ci si rivolgesse a un medico, a uno stregone, a un astrologo o a un sacerdote, oppure si invocasse un santo o ci si affidasse a qualche pratica superstiziosa, cambiava poco. E convincersi che la malattia fosse dovuta a influssi astrali negativi, all’intervento di qualche spirito maligno, alle conseguenze dei propri peccati o alle maledizioni di una strega non modificava il tempo necessario per guarire. Siccome però alla fine ci si ristabiliva, si poteva attribuire la guarigione alla forza invocata a tale scopo: un mutamento nella posizione degli astri nel cielo, un incantesimo, preghiere e devozioni varie, l’intercessione di un santo, l’effetto di un amuleto o di un rito scaramantico.

 

Superstizioni — Numerosi erano i rimedi popolari e superstiziosi contro i malanni più diffusi, come il mal di denti (comunissimo, poiché spazzolino e dentifricio sono arrivati soltanto di recente; per l’incuria della dentatura era normale ritrovarsi sdentati già poco dopo i 40 anni di età), le malattie degli occhi o i reumatismi. Contro questi ultimi, per esempio, si riteneva fosse efficace portare anelli di rame; e lo era davvero, non perché gli anelli avessero qualche effetto terapeutico, ma per due motivi principali: da un lato l’effetto placebo, cioè l’azione benefica dovuta alla fiducia nell’efficacia di un dato rimedio, grazie probabilmente alla produzione di endorfine, gli oppiacei naturali del cervello, che alleviano il dolore; dall’altro lato, il lavoro che comunque bisognava svolgere nei campi o in casa e che distraeva, poiché il cervello non è in grado di gestire tante cose contemporaneamente e allora se si è impegnati in qualche attività non si percepisce il dolore. In effetti ancora oggi si consiglia a chi soffre di dolori cronici di dedicarsi a qualche lavoro o passatempo, per alleviare i sintomi.

 

Pratiche religiose — Erano comuni anche pratiche di origine religiosa. Per esempio, nel mondo cristiano si utilizzava la croce, o il segno della croce, come antidoto contro ferite come le punture degli scorpioni. Ma l’idea di origine religiosa più diffusa e presente un po’ in tutte le culture e tradizioni, fin dalla preistoria, era che la malattia fosse opera di demoni o spiriti maligni penetrati nel corpo della vittima. Allora era necessario scacciare queste forze malvagie facendo espellere qualche fluido dal corpo; così, provocando il vomito, ricorrendo a lassativi o prelevando sangue coi salassi, si riteneva di poter liberare il corpo dell’ammalato dal peccato e dagli spiriti demoniaci, e di conseguenza dalla malattia.

Sulla convinzione di riuscire a scacciare i demoni della malattia si fondano anche certe pratiche nauseabonde utilizzate in passato, come mangiare pane ricoperto di cimici per guarire dall’epilessia o consumare escrementi umani o secrezioni in genere per ristabilirsi da varie infermità. Credenze di questo tipo sopravvivono ancora oggi in vari paesi africani e asiatici. Per esempio, in certe zone dell’Afghanistan le infezioni contratte al momento del parto si «curano» inserendo nella vagina un topo morto. Inoltre le levatrici collocano i neonati in bacinelle ricolme di terra. Se il bambino contrae il tetano a causa della terra infetta, si ritiene che la malattia sia dovuta a una possessione demoniaca e che la cura consista nell’applicazione di amuleti benedetti.

 

Medicine alternative — Nei paesi industrializzati simili credenze sono state superate, anzi appaiono aberranti. Tuttavia si registra un crescente interesse per terapie non convenzionali, dall’omeopatia all’agopuntura, dalla fitoterapia alla medicina ayurvedica, il cui fondamento scientifico è quanto meno dubbio. Queste medicine preferiscono definirsi «complementari» anziché «alternative» alla medicina convenzionale, intendendo che possono coadiuvare le terapie farmacologiche o chirurgiche, non contrapporsi a queste. Tale interesse è dovuto probabilmente a due fattori principali: la capacità di almeno alcune fra queste terapie di fornire sollievo in casi per esempio di dolore cronico in cui la medicina ufficiale non riesce ad avere risultati soddisfacenti; e il diffuso atteggiamento impersonale di molti esponenti della medicina convenzionale, i quali curano la malattia anziché il malato. In effetti la maggior parte delle terapie complementari prevede inizialmente un lungo colloquio col paziente, in modo che il terapeuta possa farsi un’idea complessiva del suo stato di salute, e questo viene in genere molto apprezzato dai pazienti stessi. È ovvio tuttavia che l’efficacia di queste cure dipende molto dalla «volontà di credere» del paziente.

 

Dal medico o dal mago? — In genere queste terapie hanno qualche effetto positivo, o per lo meno non hanno effetti negativi, per cui non è il caso di proibirle, visto che non poche persone ritengono di trarne beneficio. D’altronde sembrano funzionare anche molti interventi «terapeutici» forniti da rimedi superstiziosi o da guaritori carismatici, pranoterapeuti e simili, nonché le intercessioni di santi invocati tramite la preghiera, ma anche gli interventi di maghi con l’uso di incantesimi o semplici predizioni del futuro. In genere questi interventi sono innocui, ma ci sono naturalmente dei casi in cui la scelta di rivolgersi a maghi o guaritori ritarda o preclude una terapia efficace. Per esempio, qualche anno fa, in Friuli, una donna che doveva sottoporsi a intervento chirurgico per un tumore alla mammella decise di rinunciare all’intervento dopo avere consultato una maga che aveva visto in televisione. Anche se situazioni del genere possono apparire assurde, non va dimenticato che si tratta di scelte personali, le quali non danneggiano nessuno tranne i diretti interessati. Se la donna in questione preferiva ascoltare i suggerimenti della maga anziché quelli dei medici, erano affari suoi.

 

Terapie che funzionano — Se accostare le medicine non convenzionali a pratiche superstiziose o all’intervento di ciarlatani può sembrare ingiusto, i motivi per cui simili rimedi, «miracolosi» o no, sembrano funzionare sono forse simili. Mentre però le medicine non convenzionali vengono studiate per stabilire se abbiano o no validità scientifica, gli interventi di maghi, pranoterapeuti o guaritori ispirati da qualche divinità non hanno nemmeno alcuna pretesa di scientificità. Ogni tanto, però, funzionano. Perché? I motivi possono essere svariati.

Innanzi tutto può darsi che la malattia abbia fatto il suo corso; come si diceva più sopra, noi possiamo guarire da molte malattie, senza bisogno di farmaci o altro; se la guarigione casualmente avviene dopo un intervento «miracoloso» (la preghiera a un santo, l’azione di un pranoterapeuta), si può attribuire la guarigione a tale intervento.

 

La peste — Lo stesso discorso vale anche a livello collettivo. Nel passato, quando si verificavano le epidemie di peste, si invocava l’intervento divino; nel mondo cattolico era frequente l’invocazione alla Madonna perché liberasse la comunità da quella piaga. Anche le epidemie, come le malattie individuali, non durano all’infinito, prima o poi si esauriscono. Ecco allora che la fine della peste veniva salutata come «grazia ricevuta» e si celebravano feste o si erigevano monumenti per ringraziare la Madonna. In molte città della Germania e dell’Austria vi sono ancora oggi le Pestsäulen, le colonne della peste, monumenti votivi a ricordo della fine di un’epidemia, mentre in varie regioni italiane si celebrano «feste del perdono» o si tengono processioni a santuari mariani per ricordare qualche liberazione dalla peste nel passato.

Parlando di peste, e in particolare della famigerata «peste nera» del XIV secolo che causò la morte di almeno un quarto della popolazione europea, si possono menzionare due innovazioni dell’epoca, nate per contrastare l’epidemia: la quarantena e il lazzaretto. Se ne parla nell’articolo Quarantena.

 

Malattie psicosomatiche — Tornando alle guarigioni miracolose, un altro motivo per cui simili cure possono apparire efficaci è che molte malattie hanno un andamento ciclico: allergie, artrite, disturbi gastrointestinali e altre affezioni presentano delle fasi acute seguite da intervalli anche lunghi senza disturbi; di nuovo, se la fine della fase acuta coincide con l’intervento soprannaturale, si attribuisce a questo la scomparsa dei sintomi. D’altro canto, molte malattie da cui si guarisce in maniera «miracolosa» hanno comunque un’origine psicosomatica, possono cioè essere influenzate dallo stato d’animo del paziente; è noto che lo stato d’animo influisce sui sistemi immunitario, nervoso ed endocrino. In sostanza, se la persona si convince di stare meglio o di guarire del tutto, va a finire che guarisce davvero.

Un’altra eventualità è la remissione spontanea, ossia la guarigione da malattie, anche gravi, senza ricorso a farmaci o interventi chirurgici, un fenomeno ben noto in medicina, anche se non spiegato (se ne parla nell’articolo Lourdes). Va detto tuttavia che i casi di remissione spontanea sono piuttosto rari e nelle statistiche cliniche rappresentano variazioni di scarsa entità. Di sicuro più frequente è l’effetto placebo, dovuto probabilmente, come già accennato, alla produzione di endorfine da parte del cervello; e comunque è noto che tale effetto provoca mutamenti fisiologici nell’organismo, non si tratta dunque soltanto di suggestione. Bisogna poi aggiungere anche i casi, più frequenti di quanto si pensi, di diagnosi errate, in cui si nota l’improvvisa scomparsa di una malattia che in realtà non c’era mai stata.

Infine non bisogna dimenticare la sempre presente selezione dei risultati: se dopo un intervento «miracoloso» si guarisce davvero, ovviamente l’episodio viene ricordato e in genere contribuisce a rafforzare le convinzioni della persona sull’efficacia di tale intervento; se però la guarigione non avviene, si tende a dimenticare l’insuccesso.

Parlando di guarigioni miracolose, non si può evitare di parlare di Lourdes. Si veda l’articolo Lourdes.

 

 

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