Casella di testo: Roberto Sorgo                                                                                              Pagina iniziale > Articoli > Venezia

PRIMAVERA A VENEZIA

 

 

Non era una notte buia e tempestosa. Era una splendida giornata di primavera, la prima domenica soleggiata e calda dopo un inverno che pareva non finire mai. Come era prevedibile (da tutti, tranne le ferrovie italiane), migliaia di persone da Veneto e Friuli si erano riversate a Venezia, in treno, per godersi questo primo sole.

 

Selezione – Per una coincidenza imprevista, proprio quel giorno dovevo partecipare a una selezione per l’Actv, la società che gestisce i trasporti pubblici veneziani. Mi ero iscritto compilando un modulo via Internet. Il gruppo di società che fa capo all’Actv ricercava, per un impiego stagionale, marinai per i vaporetti e addetti alle biglietterie; quest’ultimo era il profilo per cui partecipavo alla selezione. Era necessario conoscere l’inglese e almeno un’altra lingua fra tedesco, francese e spagnolo. Io mi ero vantato di conoscerle tutte, contando di precisare in un eventuale colloquio che in caso di necessità posso cavarmela anche con portoghese e serbocroato, e questo da sobrio: se poi bevo vodka, per esempio, parlo russo che è una meraviglia.

 

Partenza – Bene. L’appuntamento è alle 14 al Casinò del Lido. Me la prendo comoda, perché conosco i miei... vagoni. Parto da Udine alle 9, con una decina di minuti di ritardo perché, stando a quanto bofonchiato dal capotreno, il convoglio era parcheggiato, non in qualche luogo inconsueto o introvabile ma nel posto in cui di solito si parcheggiano i treni, e per raggiungere il binario non poteva prendere iniziative autonome ma doveva aspettare il macchinista, in arrivo da Venezia. Metti che il macchinista con relativo treno sia arrivato un po’ in ritardo, metti che abbia avuto bisogno di un attimo per riprendere fiato, poi è dovuto andare a prendere il nostro treno paralizzato, insomma una decina di minuti di ritardo è il minimo che ci si potesse aspettare. Poco male, ma la giornata non comincia sotto i migliori auspici.

 

Al Lido – Mi presento al Casinò del Lido poco prima delle 14. La selezione sembra organizzata bene (si nota subito che non sono le ferrovie). Siamo oltre 250, ma ci viene detto che erano già state organizzate selezioni analoghe, per cui il totale di candidati è di circa mille. I posti a disposizione sono (circa) 30 per i marinai e 15 per gli addetti alle biglietterie. Siamo a posto.

Le selezione prevede tre prove scritte. La prima è un test psicoattitudinale, di tipo linguistico, logico e numerico. Sono i soliti quesiti in cui bisogna dire quale numero inserire in una sequenza, oppure bisogna individuare parole scritte in maniera erronea (non un compito difficile) o ancora eseguire dei brevi calcoli a mente. In totale sono 100 quesiti, 45 minuti di tempo. Io ne risolvo 68. Probabilmente nessuno è riuscito a risolverli tutti, ma pazienza.

La seconda prova è di rapidità e precisione: altri 100 quadratini da riempire, ma questa volta bisogna indicare quali gruppi alfanumerici siano composti da sole lettere maiuscole, sole lettere minuscole, sole cifre, oppure maiuscole e minuscole, cifre e maiuscole, cifre e minuscole, o tutto insieme. Tempo a disposizione, 7 minuti, comprendenti anche la lettura delle istruzioni. Riesco a indicare poco più di metà delle 100 risposte. Non mi è chiaro a che cosa serva questa prova, ma chi sono io per porre domande del genere?

 

Inglese – Infine, la prova di inglese. Finalmente qualcosa di attinente al lavoro da svolgere. In tutto sono 60 domande, a cui bisogna rispondere con vero o falso. Le ultime 16 domande riguardano la comprensione di tre brevi testi. Nelle prime 44 bisogna indicare se vi siano frasi corrette o scorrette, rispondendo a quesiti come: «Tra queste frasi ce n’è una scritta in modo scorretto». Vero o falso? Per la maggior parte la risposta è evidente, in alcuni casi ci sono frasi formulate in maniera non idiomatica ma comunque corretta, in altri ci sono maiuscole fuori posto (assenti o superflue), per cui la risposta non è così chiara. Decido di ignorare le maiuscole, poiché le frasi sono tipiche della lingua parlata (richieste di informazioni o simili) e parlando le maiuscole non si vedono. Contrariamente alle altre prove, riesco a completare tutto il questionario, addirittura con un paio di minuti di anticipo sui 25 concessi.

 

Risultato – Mi pare di avere ottenuto nel complesso un risultato analogo a quello degli altri partecipanti, per cui non so bene dove potrei finire nella graduatoria. (In realtà poi supero questa selezione, faccio parte dunque del gruppo dei migliori, diciamo il 10 per cento del totale. Vengo chiamato ad affrontare un test di personalità, poi sarebbe previsto un colloquio, ma nel frattempo ho constatato che non vale la pena svolgere questo lavoro per chi non è residente a Venezia o dintorni: lo stipendio non permetterebbe di coprire le spese.)

 

Ritorno – Il risvolto pittoresco della giornata veneziana è però il viaggio di ritorno in treno. Il cosiddetto «regionale veloce» (che è lento come quelli di prima, quando si chiamavano soltanto «regionali», ma la speranza è l’ultima a morire) deve partire alle 19.04. Il treno è stracolmo, perché quasi tutti i gitanti ritornano a casa con quella corsa. Succede tutti gli anni, e quasi tutte le domeniche di primavera-estate, ma l’apprendimento non è una facoltà che contraddistingua le ferrovie italiane.

 

Aria – Così il treno rimane fermo sul binario fino alle 19.30. Il personale dice che le porte non si chiudono e il capotreno latita o si oppone o non si sa bene che cosa faccia. Intanto sempre più gente cerca di salire. Siamo già in tanti nel piccolo spazio compreso fra le porte esterne, la porta interna verso il corridoio con i posti a sedere, la toilette maleodorante e il passaggio verso il vagone successivo. A un certo punto si chiudono (manualmente) le porte, ma ancora non si parte, per cui dentro non si respira più. L’unica soluzione è aprire la toilette, per fare arrivare aria dal finestrino. Un po’ d’aria forse arriva, ma accompagnata da un odore nauseante. La situazione si fa insostenibile e, visto che il treno non accenna a partire, apriamo la porta esterna per non soffocare.

 

Ressa – L’apertura della porta è però un errore, perché così continua ad arrivare gente. Tutti pretendono di salire e invitano i passeggeri ad andare avanti, sostenendo che nel corridoio ci sia ancora spazio. Intanto dal suddetto corridoio arrivano gemiti di persone che non ce la fanno più per il caldo e la ressa. Questi treni per pendolari, già di solito affollati, hanno quei finestrini sigillati provvisti soltanto di uno spiraglio in alto, ma apribile unicamente con una brugola, utensile scarsamente diffuso tra i viaggiatori. Così ci sono alcuni attimi di panico, con persone che cercano di salire, altre che cercano di scendere, urla isteriche e minacce di denunce.

 

Si parte – A un certo punto sembra che il convoglio sia in procinto di partire. Una ragazza giapponese dall’aria perplessa, scesa a prendere una boccata d’aria, rimane fuori quando finalmente le porte si richiudono. Dall’altra parte del vetro la ragazza sorride e fa segno «OK», come per dire «prendo un altro treno». Un giovanotto, incastrato sul gradino davanti all’altra porta, commenta, riferendosi alla giapponese: «Adesso telefona a casa e dice: “Pensate, sono finita in una candid camera”».

 

Mestre – In qualche modo partiamo, ma a Mestre c’è un’altra torma di viaggiatori che vorrebbe salire, quando a questo punto non c’è spazio neanche per muovere un dito. Dopo altre fasi concitate, la ferroviera più coinvolta in questo caos ha un’idea brillante e annuncia al microfono interno: «I passeggeri diretti a Mogliano Veneto, Preganziol, Treviso e Conegliano possono prendere il treno diretto a Belluno che parte dal binario accanto». Sono le parole magiche: il treno si svuota. In compenso si riempie quello accanto, ma deve essere più accogliente perché poco dopo parte senza fare storie.

Alla fine arrivo a Udine con tre quarti d’ora di ritardo e la convinzione che durante la stagione estiva questa candid camera proseguirà per numerose puntate.

 

 

 

 

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